lunedì 30 marzo 2009

Lospaziobianco


Mentre il secondo libro di FactorY è quasi pronto (il tipografo consegnerà i volumi il 2 aprile) vi segnalo un'intervista che mi ha fatto Michele Quitadamo de Lospaziobianco dove parlo di FactorY e del mio libro uscito sei mesi fa per Tunué, Metauro.
A presto,
Michele

martedì 24 marzo 2009

I protagonisti (quinta parte): Dorian D.



Questa volta voglio farvi una piccola anticipazione parlandovi di Dorian D., un nuovo protagonista che entrerà a far parte della serie già dall'inizio del secondo volume (nelle librerie a partire da aprile).
Dorian è un artista. Utilizza principalmente la musica e l'olfatto, ed è bellissimo e affascinante. Sempre in giro per il mondo per i suoi spettacoli/performance, è continuamente accerchiato da belle donne. Ma lui ne brama una sola, Marianne. E ovviamente anche lui nasconde segreti che affioreranno nel corso della serie.
Speriamo che questo personaggio vi conquisti fin da subito.
Michele

martedì 17 marzo 2009

Napoli mille colori

Beh, come forse saprete, giovedì presento FactorY a Napoli, alla Alastor di via Mezzocannone, ore 17. Orfano del Petrucci, per la prima volta. Al suo posto, il mio biografo (nel senso che ha scritto L'era del Moroz) Carmine Brancaccio.
Come supplire all'assenza? Semplice: Brancaccio, molto gentilmente, si presterà a drammatizzare scene su scene dell'opera in questione. Gentilmente si farà conficcare un paio di spilloni negli occhi, gentilmente si avvolgerà in una palandrana con cappuccio fingendo di temere il sole, gentilmente divorerà uno spettatore a caso. Particolarmente d'effetto sarà la sua entrata in scena in abito da sposa vistosamente incinta. Io non me la perderei.
Moroz

lunedì 16 marzo 2009

Napoli



Un brevissimo post per segnalarvi che giovedì 19 marzo alle ore 17, presso la libreria Alastor di Napoli (via Mezzocannone) Gianluca Morozzi coadiuvato da Carmine Brancaccio presenterà FactorY - libro primo. Io putroppo non riuscirò ad esserci ma Carmine è sicuramente un profondo conoscitore di tutto il lavoro di Gianluca nonché (e non a caso) il suo biografo ufficiale!
A presto,
Michele

lunedì 9 marzo 2009

Ancora debiti!


Torno ancora a parlare delle influenze che abbiamo avuto nel creare FactorY.
Watchmen di Alan Moore è sicuramente una dei nostri punti di riferimento. Non solo abbiamo diviso i cicli narrativi in 12 episodi ma abbiamo voluto citare (copiare!) l'uso che Moore fa degli inserti tra un capitolo e l'altro per approfondire e dare tridimensionalità ai personaggi.
Che ne pensate del film/adattamento che proprio in questi giorni è uscito nei cinema?
Nella rete stanno girando recensioni e commenti diversissimi sia sul film che sulla scelta dei brani musicali della colonna sonora.
Se volete divertirvi potete cimentarvi in questi due giochi collegati al film:
Qui
e Qui.

Michele

venerdì 6 marzo 2009

Genesi



Prendo spunto dalla recensione di Nicola Peruzzi su Fumo di China per (tornare a) parlare delle fonti d'ispirazione della serie.
Si è parlato molto di quelle televisive e cinematografiche ma una delle più importanti è stata di tipo letterario.
Nicola cita Die­ci piccoli indiani di Agatha Christie. In realtà io ho pensato ad un romanzo giallo precedente. Si tratta di L'ospite invisibile (di Gwen Bristow e Bruce Manning del 1930), che, pare, abbia ispirato proprio Agatha Christie.
Cito dalla bandella: "Otto illustri rappresentanti del bel mondo di New Orleans vengono invitati a un ricevimento nell'appartamento di un misterioso anfitrione. Questi, mantenendo l'incognito, li sfida a un gioco perverso: scommette che riuscirà ad assassinare a uno a uno tutti i convenuti di lì all'indomani mattina, mentre a loro spetterà il compito di impedirglielo."
Michele

martedì 3 marzo 2009

Fumo di China


Ciao a tutti… aspettando FactorY Libro Secondo, vi riporto la recensione del nostro sull'ultimo numero di Fumo di China, ad opera di Nicola Peruzzi (ma sei Luther sul forum di Comicus?) che ringraziamo…
Michele

Fumo di China
febbraio 2009

FactorY, nuovo lavoro di Gianluca Morozzi e Michele Pe­trucci dopo Il Vangelo del Coyote, è un prodotto decisamente particolare e piuttosto atipico, per quan­to riguarda il panorama fumettistico nostrano. La sua pubblicazione è, a tutti gli effetti, un esperimento editoriale: Fernandel è in­fatti un editore di varia, un mercato non troppo battuto fino a oggi dai fumettisti. La pubblicazione, a detta degli stessi autori, dovreb­be avvenire in tre volumi pubblicati a cadenza qua­drimestrale. C'è da dire che la lunga attesa tra un volu­me e l'altro, principalmente a causa della struttura della serie (come avremo modo di vedere in seguito), fa un po' spavento. D'altro canto, il fatto che - per dirla ancora con i creatori - due volumi su tre siano già pronti ren­de assolutamente fiduciosi riguardo la puntualità delle uscite.
FactorY, si diceva, è un fu­metto atipico: prendendo a prestito il ritmo e la struttura delle serie televisive (pratica oramai consolidata da tem­po nel fumetto americano e in parte anche in quello italiano), gioca con il letto­re in un continuo rilancio di situazioni gore, mistery e da dark comedy.
Il pitch è tanto semplice quanto efficace: alcune per­sone che apparentemente non hanno legami tra loro si risvegliano all'interno di una struttura inaccessibile e impervia. È un espediente semplice, utilizzato spes­sissimo in letteratura (Die­ci piccoli indiani di Agatha Christie, Labirinto di morte di Philip K. Dick, eccetera), nel cinema e nella televi­sione (Cube di Vincenzo Natali, Saw - L'enigmista di James Wan e, ultimo ma non ultimo, il celeberrimo serial Lost), che permette di esplorare le relazioni inter­personali tra i personaggi e crea possibilità narrative, se ben utilizzato, virtualmente infinite.
La caratteristica saliente di questo primo volume, a li­vello meramente narrativo, è il ritmo sfrenato. Le 160 pagine scorrono che è un piacere, tra personaggi dal­le psicologie quanto meno bizzarre, relitti umani e uma­noidi, morti cruente e tanta, tantissima violenza gratuita. Il tutto però viene fatto in maniera molto più sottile e intelligente di quanto possa apparire da una descrizione così sommaria: un plauso va fatto senza alcun dubbio ai due autori (Petrucci e Mo­rozzi hanno lavorato sulla trama a quattro mani), che si trovano perfettamente a proprio agio nel tratteggiare una serie in bilico costante tra l'iperrealistico e il surre­ale e che cercano di portare agli estremi la struttura nar­rativa partendo da un'idea, tutto sommato, abbastanza facile.
Un altro plauso va fatto all'arte di Michele Petrucci, minuziosa, disturbante al punto giusto, che ha la sua forza nell'inquadratura: al­cune sequenze sono asso­lutamente eccezionali, per come vengono raccontate visivamente. Molto bella anche l'architettura della fabbrica; sporca e verosimile al punto giusto. La fabbrica vive e "respira" come gli altri personaggi in carne e ossa, tanto che pare essere lei la vera protagonista della vi­cenda raccontata. Ma si può parlare solo per supposizio­ni: in questo primo volume ci vengono dati solo degli input, le chiavi di lettura per decodificare e comprendere al meglio la storia verranno in seguito.
Unico cruccio, quindi, la periodicità. Una serie così veloce e frenetica, che pun­ta moltissimo sul rilancio di situazioni sempre più forti e "cattive", deve poter contare anche su tempi di pubblica­zione relativamente brevi, pena il calo della suspance. Limitatamente a questo pri­mo volume, quindi, FactorY appare solido e accattivan­te, e lascia sperare benissi­mo per le future uscite.
Nicola Peruzzi